
Lunedì 19 marzo, presso la biblioteca di Sansepolcro, si è tenuto un incontro con oggetto lo spettacolo “Il segreto della vita- la scoperta del DNA e gli ultimi anni di vita della scienziata Rosalind Franklin”, andato in scena la sera stessa presso il Teatro alla Misericordia.
I protagonisti del dibattito sono stati gli attori Lucia Mascino e Filippo Dini, e il resto del cast Giulio Della Monica, Dario Iubatti, Alessandro Tedeschi, Paolo Zuccari.
La storia tratta della vita di una donna difficile e ambiziosa, della scienziata che, tramite una tecnica complessa, riuscì a fotografare un campione di DNA: Rosalind Franklin.
Quest’ultima, l’unica donna della vicenda, è circondata da molti altri autorevoli scienziati che lavoreranno sempre in antagonismo con lei, lottando per ottenere un posto di rilievo, o un po’ di fama e successo. Tra questi personaggi spicca principalmente James Watson che, con il suo complice Francis Crick, usò la fotografia per costruire un modello del DNA, e questo lo portò ad essere riconosciuto come il vero artefice della scoperta del “segreto della vita”, che gli valse il Nobel quando ormai la povera Rosalind era già morta all’età di 37 anni per un cancro.
Gli ultimi anni prima della sua morte sono narrati attraverso uno “scambio” tra presente e passato, un intersecarsi di scene che alternano la scoperta del DNA e la vita privata della donna.
A seguito dell’esposizione della trama, sono state poste alcune domande agli attori, ed è emerso quanto segue:
x: Quali difficoltà avete trovato nell’inserire la scienza nel teatro?
Filippo: E’ una cosa che mi preoccupava molto, gli scienziati solitamente non vanno in teatro quindi non lo facciamo per loro, in realtà credo proprio che questo testo, questo spettacolo, non racconti tanto la scoperta della struttura del DNA, ma anzi credo che sia un pretesto per mandare un messaggio più profondo, che è quello della comprensione tra noi e i nostri simili attraverso questa storia così discussa in ambito scientifico, così piena di controindicazioni.
Rosalind Franklin non era una donna molto alla mano, di facile incontro, non era molto semplice parlare con lei, anche a causa dell’ambiente nel quale si trovava e nel quale aveva saputo reagire, quindi credo che i rapporti e anche la struttura della drammaturgia, sulla quale poi vorrei dire due parole, siano collegati: è come se tutte le scene fossero un’analisi continua nell’andare a ricercare quel piccolo errore in ogni scena che ha fatto in modo che le cose andassero male. Spesso nel testo ritorna la battuta “mi sembrava che, e invece…”; addirittura c’è uno sfogo, un momento di grande apertura da parte di Rosalind, e dopo questo momento bellissimo di “liberazione” che lei ha nei confronti della vita, arriva un personaggio a “ridestarla”: tutta quell’apertura era solo nella sua testa, quindi è come se fosse un’analisi continua e questo credo sia molto interessante.
x: E riguardo la struttura?
Filippo: C’è un andirivieni temporale, ovvero tutti questi scienziati, tranne Rosalind, si ritrovano, questo si capisce guardando lo spettacolo, ad analizzare quello che è successo: quindi le scene, tutto ciò che accade in relazione a Rosalind è nel passato, tutti i dialoghi tra di noi invece sono nel presente. E’ come se vedessimo dei pezzetti di un filmino del passato e commentassimo quello che è successo.
Lucia: E’ come se la struttura fosse spezzata, cioè esci ed entri, e questo dà una freschezza per me prima da pubblico che poi da interprete, e secondo me porta gli spettatori ad entrare più facilmente nella storia e a spostarsi dalla questione scientifica. E’ una “storia di storia” più che di scienza secondo me, con aggiunta della scienza, che è anche più affascinante.
La scienza è presentissima nel teatro, le parole sono dei Raggi-X che diffrangono dentro l’anima del pubblico, e ognuno la vive in un certo modo: la scienza secondo me spiega bene le cose che accadono dentro l’anima umana; si pensi ad un processo chimico, alla somma di due sostanze, c’è un processo per cui una cosa cambia e diventa un’altra: anche a teatro succede così, c’è un processo che accade, in entrambi c’è bisogno di un’energia che trasforma.
x: Quanto studio scientifico c’è dietro questo spettacolo da parte vostra?
Lucia: Io ho fatto scienze, matematica e fisica naturale quindi che parta avvantaggiata (ride).
Filippo: Ce n’è un po’, nel senso che io personalmente non mi ricordavo nulla, e quindi sì, c’è stato uno studio, ma è stato affascinante perché non era finalizzato ovviamente alla conoscenza ma allo spettacolo. Parlare in scena di cose delle quali non sapevo nulla sarebbe stato brutto, e poi ha anche arricchito moltissimo il senso di quello che stavo facendo. Inoltre, è venuto a parlare con noi un cristallografo.
Lucia: Sì, quando è venuto il ricercatore avrei voluto passarci intere giornate perché mi dispiace non sapere veramente come funziona tutto quell’armamentario che abbiamo in scena, formato comunque da oggetti originali, reali, degli anni ’50: anche come attrice, sapere cosa ci puoi fare o come si usano ti dà una mano incredibile quindi mi sarebbe piaciuto che lui fosse stato con noi una settimana, a spiegarci e fare esperimenti, e invece ovviamente questo non era possibile.
Hi, is there any update on the programme for 2018? I”m interested in the stage show tickets on Chinese New Year in particular. Many thanks, Rosalind